Lo scorso ottobre, nel presentare la rassegna «Trentacinque per trentacinque» (inaugurata in Sala Fenice mercoledì 21 novembre), ho rimarcato che… «a voltarsi indietro, si rischia di inciampare nei rimpianti del passato».
Orbene, Gustave Flaubert (Rouen, 1821 / Croisset, 1880), il grande scrittore francese autore di “Madame Bovary”, amava sostenere che… «Il rimpianto è un riconoscimento di qualche cosa di buono che c’è nella vita».
Ed è con questa accezione che noi, autori “stagionati in termini di adesione al Circolo Fincantieri-Wärtsilä”, abbiamo vissuto la festa celebrativa del trentacinquesimo compleanno del nostro Circolo. Lo abbiamo fatto rimpiangendo, sì, le tante cose buone che abbiamo progettato e realizzato nei sette lustri di vita della nostra Associazione, ma senza alcun rammarico, senza alcuna tristezza. Perché il passato è passato!
Ed è proprio lui, il passato, che ci ha fatto diventare quello che siamo oggi: il Circolo più numeroso d’Italia. Una qualifica che non ha solamente un valore numerico, ma che ci attribuisce prerogative quali la passione, l’entusiasmo, l’abnegazione, la generosità e, consentitemelo… anche un po’ di esperienza e di competenza. Il nostro compleanno ci ha fatto richiamare alla memoria tutto ciò, ma lo ha fatto palesando le nostre peculiarità alla nostra maniera, puntando su una sorta di innata propensione per la goliardia, una caratteristica che ci ha accompagnato in tutti questi anni e che ci ha fatto capire che, per disporre bene del proprio tempo, è fondamentale non prendersi mai troppo sul serio.
La fotografia, lo sappiamo tutti, ha sempre mantenuto, fin dalla sua nascita, un connubio indissolubile con il tempo. «Il denominatore comune di tutte le foto? Sempre il tempo, il tempo che scivola via tra le dita, fra gli occhi, il tempo delle cose, della gente, il tempo delle luci e delle emozioni, un tempo che non sarà mai più lo stesso». (Jean-Loup Sieff – Parigi, 1933 / 2000).
L’uomo ha costantemente coltivato il sogno di fermare il tempo, di bloccare il suo fluire, di interrompere il “pantha rei” della vita. Perché, come diceva Sant’Agostino (Tagaste, 354 / Ippona, 430), «Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell’anima.» Il passato è conservato nei nostri ricordi, il futuro è solamente ciò che noi pensiamo possa accadere, ed il presente… «… il presente ci sfugge, mentre l’avvenire ci tormenta ed il passato ci trattiene.» (ancora Gustave Flaubert). Or dunque, il sogno utopico dell’uomo, la sua chimera irrealizzabile, la sua illusione di riuscire ad evitare l’inesorabile decadimento delle cose, sembra trovare nella fotografia l’unica alleata possibile.
Lei, la fotografia, dà l’impressione d’essere la sola capace di decontestualizzare la realtà dallo scorrere continuo della vita. La sua essenza si identifica nell’archivio della nostra memoria. Ma attenzione… «…Perché una volta che avete cominciato, […] non c’è nessuna ragione che vi fermiate. Il passo tra la realtà che viene fotografata in quanto ci appare bella e la realtà che ci appare bella in quanto è stata fotografata, è brevissimo. […]
Basta che cominciate a dire di qualcosa: “Ah che bello, bisognerebbe proprio fotografarlo!” e già siete sul terreno di chi pensa che tutto ciò che non è fotografato è perduto, che è come se non fosse esistito, e che quindi per vivere veramente bisogna fotografare quanto più si può, e per fotografare quanto più si può bisogna: o vivere in modo quanto più fotografabile possibile, oppure considerare fotografabile ogni momento della propria vita.
La prima via porta alla stupidità, la seconda alla pazzia.» [Brano tratto da “Avventura di un fotografo”, uno dei racconti di Italo Calvino (Santiago de Las Vegas, 1923 / Siena, 1985) inseriti nella raccolta “Gli amori difficili”.] Ciò nondimeno, è stato bello «inciampare nei rimpianti del passato» E con noi sono incespicati tutti gli Autori “in mostra” che hanno presenziato alla serata celebrativa: Paolo Debelli, Dante Favretto, Gianfranco Favretto, Tullio Fragiacomo, Francesco Fratto, Giorgio Maitan, Federico Manna, Gianfranco Mansutti, il sottoscritto, Giorgio Michelutti, Sergio Pelizzaro, Ernesto Petronio, Sergio Pozzar, Livio Pulsator, Fabio Rigo, Fulvio Rubieri, Oscar Rupeno, Furio Scrimali, Giorgio Sentieri, Scilla Sora, Elio Soverchi, Claudio Urizzi e poi Nedda Bena, Ornella Del Ben e Marina Trovi, consorti di Guido, Arturo ed Egon, che purtroppo non ci sono più.
La Mostra è dedicata a loro.
Fulvio MERLAK
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