E’ uscito il nuovo numero del Trieste Photo News con gli appuntamenti di Gennaio/Febbraio 2015, gli articoli sulle serate, le mostre, gli incontri e la terza parte dell’editoriale di Fulvio Merlak
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E’ uscito il nuovo numero del Trieste Photo News con gli appuntamenti di Gennaio/Febbraio 2015, gli articoli sulle serate, le mostre, gli incontri e la terza parte dell’editoriale di Fulvio Merlak
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Continua il 27° Gran Premio Fotografico del Circolo con l’appuntamento di oggi alla seconda serata per stampe a colori.
Sono state presentate 25 opere di 10 autori: Walter BÖHM, Manuela CECOTTI, Lucia CREPALDI, Gianfranco CREVATIN, Daniele IURISSEVICH, Rosanna KOSUTA, Silvia MARTELLANI, Ernesto PETRONIO, Roberto RIVA e Scilla SORA.
La giuria composta da Renata DEGANELLO, Fulvio MERLAK e Cristina LOMBARDO ha decretato la classifica della serata come segue:
Al 5° posto l’opera di Daniele Iurissevich.
Al 4° posto l’opera di Rosanna Kosuta.
Al 3° posto l’opera di Silvia Martellani.
Al 2° posto l’opera di Walter Böhm.
Vincitrice della serata è l’opera di Manuela Cecotti a cui vanno i nostri complimenti.
Nell’ambito del Trieste Photo Days 2014, è stata inaugurata ieri sera la mostra fotografica di Pietro MASTURZO intitolata “Sui tetti di Teheran” con la raccolta di immagini che nel 2009 ha partecipato al prestigioso concorso del fotogiornalismo World Press Photo e che ha portato il nostro fotografo italiano a vincere il primo premio per foto singola.
Il “World Press Photo of the Year” è il Premio più prestigioso del fotogiornalismo internazionale.Il Premio è stato istituito nel 1955, ad Amsterdam, da una Fondazione olandese denominata, per l’appunto, World Press Photo. L’attività più rinomata della Fondazione è proprio quella di conferire annualmente un prestigioso riconoscimento ad un’immagine che si riveli non solo eloquente in quanto sintesi fotogiornalistica dell’anno, ma che, nel mostrare una situazione o un evento di grande importanza giornalistica, riesca a palesare l’eccezionale capacità visiva del suo autore. Le immagini del World Press Photo sono la memoria di oltre mezzo secolo di storia dell’umanità (ahimé, una storia davvero triste, fatta di soprusi e di crudeltà). Basti pensare all’immagine del monaco vietnamita che si dà fuoco per protestare contro la persecuzione dei buddisti da parte del governo di Ngo Dinh Diem (foto di Malcon Browne del 1963), oppure a quella del capo della polizia vietnamita che giustizia un prigioniero viet cong sparandogli alla testa in una strada di Saigon (Eddie Adams, 1968) o ancora quella, famosissima, di una bambina vietnamita, nuda e gravemente ustionata, in fuga dal suo villaggio dopo un bombardamento statunitense al napalm (Nick Út, 1972), o, infine (ma questi sono solo alcuni esempi), quella del manifestante cinese che da solo impedisce il transito dei carri armati durante la protesta di Piazza Tienanmen (Charlie Cole, 1989). Sono immagini che sono diventate icone della fotografia contemporanea.
Il 12 febbraio del 2010 (dopo due settimane di selezioni, durante le quali sono state esaminate 101.960 immagini realizzate da 5.847 fotografi di 128 differenti nazionalità), la Giuria della 53a edizione annuale del “World Press Photo” ha assegnato il Premio più ambito ad un Italiano, un giovane laureato in Relazioni Internazionali presso l’Università Orientale di Napoli, nato nel 1980 a Piano di Sorrento in provincia di Napoli, Pietro MASTURZO. L’immagine con cui Pietro ha vinto quello che da tutti è ritenuto il più importante concorso del mondo, s’intitola “Sui tetti di Teheran”, una foto facente parte di un portfolio con il quale, prima del “World Press Photo of the Year”, l’11 ottobre del 2009 aveva ottenuto un secondo Premio al “5° FotoLeggendo” di Roma, tappa conclusiva della sesta edizione di “Portfolio Italia”. Di seguito ecco la motivazione redatta in quella occasione dai Lettori di “FotoLeggendo”: «Per averci portato nella resistenza invisibile delle notti di Teheran, coniugando in una personale scelta stilistica un ottimo livello di fotogiornalismo e il rispetto per il necessario anonimato delle persone coinvolte». Ora, per comprendere l’importanza che riveste il “World Press Photo of the Year”, è sufficiente citare i nomi di alcuni dei vincitori delle passate edizioni, come l’inglese Donald Mc Cullin nel 1964, oppure l’americano Eddie Adams nel 1968, o ancora, per ben due volte, nel 1992 e nel 1994, lo statunitense James Nachtwey. Prima di Masturzo solo un Italiano era riuscito nell’impresa di aggiudicarsi il “World Press Photo of the Year”, il romano Francesco Zizola (nel 1996), con una foto che documentava la tragedia dei bambini mutilati dalle mine anti-uomo in Angola.
Il Presidente della Giuria del “World Press Photo of the Year” 2009, Ayperi Karabuda Ecer (Vicepresidente di Reuters), in occasione dell’assegnazione del Premio a Masturzo, ha detto: «Questa fotografia ci mostra l’inizio di una grande storia. Aggiunge prospettiva alla notizia. È esteticamente ed emotivamente toccante, e il mio cuore l‘ha scelta immediatamente».
Il 2 maggio 2010 Pietro Masturzo è andato ad Amsterdam per ricevere il World Press Photo Award of the Year. La sua foto raffigura alcune donne che, al calar delle tenebre, la sera del 24 giugno 2009, dopo i gravi scontri di piazza seguiti alle rielezioni di Mahmud Ahmadinejād, Presidente dell’Iran, dal tetto di una casa di Teheran, urlavano la loro protesta: “Allah u Akbar – Makbar diktator” (“Allah è grande – Morte al dittatore”).
Lasciamo alle parole di Pietro la descrizione dell’episodio: «Alcuni giorni prima delle elezioni presidenziali, ho visto i Bassiji (gli squadristi del regime) manganellare e arrestare i sostenitori di Hossein Mussavi (il principale antagonista di Ahmadinejād) per il solo fatto di far festa in piazza, in sostegno del proprio candidato. Io stesso fui arrestato assieme ad altri fotografi freelance per aver fotografato il loro entusiasmo. Le restrizioni di libertà di cui è vittima il popolo iraniano mi sono apparse subito evidenti. Una volta scarcerato, l’interprete che mi accompagnava mi obbligò, per ragioni di sicurezza, a non scendere in piazza a fotografare le manifestazioni. Quella sera ho sentito delle grida provenire dai tetti e alcuni studenti mi hanno raccontato che si trattava di una protesta che riproponeva quella attuata nel 1979, quando l’Ayatollah Khomeini incitò il popolo a salire sui tetti a manifestare il suo dissenso contro lo Scià, gridando “Allah è grande”. Istintivamente ho preso la macchina è solo salito anch’io sul tetto, emozionato come mai m’era accaduto prima. La tensione era palpabile e le persone avevano paura di essere riprese in volto e di essere poi identificate. Per questo ho fotografato in modo che i soggetti non fossero riconoscibili. Certo, quelle grida rappresentavano una forma di protesta e di lotta, ma anche un’invocazione di speranza».
A Pordenone, in Corso Vittorio Emanuele II, n.60, presso la Galleria Harry Bertoia, dal 13 settembre 2014 al 11 gennaio 2015 è esposta la mostra di opere dal titolo Ashes/Ceneri di Pierpaolo Mittica.
La fotografia, per la memoria del presente di Angelo Bertani
“La mostra propone le immagini che Pierpaolo Mittica ha fissato con il suo obiettivo nell’arco di quindici anni, dal 1997 al 2013. Dieci sono le sezioni in cui essa è articolata, corrispondenti ad altrettanti reportage realizzati in varie regioni del nostro problematico pianeta secondo un progetto organico che è andato sempre meglio precisandosi: fare in modo che la fotografia fissi nella memoria collettiva del presente ciò che invece il mondo opulento si ostina a non voler vedere. Charles-Henri Favrod ha rimarcato il fatto che Mittica ha sentito la necessità di testimoniare e dunque di diventare davvero fotoreporter nel momento stesso in cui ha incontrato l’abominio, la sistematica umiliazione dell’essere umano, nei paesi della Bosnia e del Kosovo devastati dalla guerra così come negli slums e delle discariche a cielo aperto dell’India in cui migliaia e migliaia di uomini e di bambini ogni giorno vanno alla ricerca di che sopravvivere. E del resto il fotografo pordenonese, a partire dal 2011, anno del reportage sulla contaminazione radioattiva di Fukushima, ha dato inizio a un nuovo progetto, denominato Living Toxic, con il quale intende dar conto del degrado ambientale in cui versano vaste aree del pianeta a causa di una concezione cinica di sviluppo e di progresso: così ora l’esposizione, significativamente intitolata Ashes Ceneri (da intendere in senso proprio ma anche metaforico) rende evidente in modo drammatico e incontrovertibilmente anche questa aberrazione per cui l’uomo è degradato a variabile potenzialmente insignificante o d’intralcio nel cammino radioso dell’espansione economica. Scrive in catalogo Luis Sepulveda: ‘Pierpaolo Mittica ci conduce attraverso la nostra stessa memoria e la rende più forte, più ostinata e ribelle. Le sue imnmagini sono il marchio d’identità della nostra epoca e, allo stesso tempo, un’invito a far diventare parte della nostra memoria personale quell’altra memoria che ci mostrano: la dolente memoria contemporanea dell’umanità'”
Dr. Pierpaolo Mittica, fotografo umanista conosciuto a livello internazionale, ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali. Nel 1990 consegue il diploma in conservazione, tecnica e storia della fotografia indetto dal CRAF. Studia con Charles – Henri Favrod, Naomi Rosenblum e Walter Rosenblum, suo padre spirituale della fotografia. Ha fotografato in Italia, Cina, Cuba, Vietnam, Bosnia, Kosovo, Serbia, Ucraina, Bielorussia, India, Indonesia, Bangladesh, Giappone, Russia. Le sue foto sono state esposte in Europa e Stati Uniti e la mostra “Chernobyl l’eredità nascosta” è stata scelta nel 2006 dal Chernobyl National Museum di Kiev in Ucraina come mostra ufficiale per le celebrazioni del ventennale del disastro di Chernobyl. E’ relatore in numerose conferenzi in Italia, Europa, Stati uniti e Giappone, e le sue foto sono state pubblicate da quotidiani e riviste italiani e stranieri, tra cui l’Espresso, Alias del Manifesto, Vogue Italia, Repubblica, Panorama, Il Sole 24 ore, Photomagazine, Daylight Magazine, Japan Days International, Asahi Shinbum, The Telegraph, The Guardian, Asian Geo.
Ingresso: intero € 3,00 – ridotto € 1,00
Orario: martedì > sabato 15.30 > 19.30 domenica 10.00 > 13.00 – 15.30 > 19.30 chiuso: i lunedì, 1 novembre, 25 dicembre e 1 gennaio 2015
Qui il sito della mostra e qui il sito personale di Pierpaolo Mittica.
Non perdete l’occasione di acquistare il catalogo delle opere al costo di 20,00€ presso la biglietteria della mostra.
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