15 febbraio – 10 marzo 2017
«La nostra Argentina»
Mostra di
Giulio Bonivento, Lucia Crepaldi, Liberia Gracco, Susanna Serri, Scilla Sora e Marinella Zonta
Come un enorme triangolo capovolto, l’Argentina occupa la punta meridionale del Sud America, da cui si protende verso la Terra del Fuoco e l’Antartide. Racchiude ambienti diversissimi: dai picchi andini dell’ovest, alle foreste subtropicali del nord e alle steppe e regioni glaciali della Patagonia. Il suo patrimonio naturale incontaminato è sicuramente la maggiore attrattiva di questo Paese immenso e dalle mille anime, terra lontanissima ma legata alla Vecchia Europa.
Alcuni nostri fotografi, negli anni passati, l’hanno esplorata e, in questa occasione, racconteranno il percorso che più è rimasto nel loro cuore, dal fragore delle Cascate di Iguazù e la grandiosità dei paesaggi naturali al silenzio dei ghiacciai della Patagonia e della Terra del Fuoco, passando dall’immensa città di Buenos Aires.
Di seguito una breve presentazione, da parte dei nostri “esploratori”, di quanto andremo a vedere:
- Giulio Bonivento: “Un dito sotto al cielo: la Puna argentina”
La Puna è il territorio delle Ande argentine che si estende a nord-ovest di Salta e segna il confine con Cile e Bolivia. In quella parte di mondo, praticamente deserta, una natura incontaminata fatta da deserti rossi e specchi di sale, sconfinati orizzonti e cime innevate più alte di 6000 metri, i pochi abitanti mantengono una cultura antica, basata sul sincretismo religioso in cui coesistono perfettamente cerimonie cattoliche con riti sacri dei loro antenati: venerano i santi e la Madre Terra, la Pachamama, e conservano i loro costumi ancestrali, tipici della cultura kolla, mescolando il Cristianesimo con i riti pagani. La Puna è una terra di contrasti, abitata da uomini e donne con i tratti del volto indio, mescolati ad altri caratterizzati dai tratti spagnoli dei “conquistadores”, ma tutti con la pelle abbronzata dal sole e dal vento di quelle montagne, uniti da una vita scandita dai ritmi antichi e nobili della semplicità contadina.
- Lucia Crepaldi: “Sulla rotta di Magellano”
Dal porto di Ushuaia, capitale dell’isola della “Tierra del Fuego” costruita alla “Fin del Mundo”, ci inoltriamo lungo il Canale di Beagle percorso da Magellano, che per primo doppiò lo stretto fra gli oceani Atlantico e Pacifico, al quale dobbiamo il nome. Escursioni al mitico Capo Horn, a Baia Wulaia, dove soggiornò e approfondì varie ricerche Charles Darwin, l’isola dei cormorani e l’isola Maddalena che ospita 120/130.000 pinguini ai quali Pigafetta diede il nome di Magellano. Sbarchiamo a Punta Arenas nella Patagonia cilena.
- Liberia Gracco: “Cascate dell’Iguazù”
Cascate dell’Iguazù, al confine tra Argentina e Brasile, 275 salti fino a 70 metri di altezza, su un fronte di quasi 3 chilometri lungo l’omonimo Rio. Da lontano, prima ancora della coltre di vapore formato dalle miriadi di goccioline che si alzano verso il cielo, è il rumore ad avvisare che mi sto avvicinando. Dapprima è appena percepibile, è un lontano sordo brontolio che man mano si amplia… ed ecco, nel fragore diventato rintronante, mi ritrovo a fissare affascinata lo spettacolo dell’acqua che scorre, precipita, s’infrange e rimbalza, scintillando, in mille spruzzi cristallini di luce arcobaleno. Il rumore è punteggiato da esclamazioni e gridolini di viaggiatori entusiasti, ma riesco ad isolarmi, nella magia che mi incanta ed emoziona. E mentre gli occhi annegano nella bellezza, ascolto il suono della natura: un sovrapporsi di note di strumenti sconosciuti, un’armonia che è quasi musica, quasi una canzone: è il canto dell’acqua, immutabile ed eterno.
- Susanna Serri: “Paesaggi argentini”
Raggiungere i 4.200 m. della Gran Salinas, attraversare paesaggi lunari lungo la Ruta 40, le coltivazioni di vigneti più alte al mondo, foreste tropicali, cascate da lasciarti senza fiato, il silenzio di luoghi irraggiungibili o il fragore dell’acqua o la confusione della metropoli. Questa è l’Argentina che terrò sempre nel mio cuore, meravigliosamente varia!!!
- Scilla Sora: “I ghiacciai della Patagonia”
Quando arrivi in Patagonia, ti rendi conto di essere ospite di una natura meravigliosa che ti mozza il fiato. Davanti all’immensità e alla rara bellezza dei ghiacciai secolari, che si rivelano con la loro infinita successione di timpani candidi e turchesi, dalle più stravaganti forme, resti attonito. Sai che sono il calibro della nostra esistenza e speri che resistano così per sempre, li senti vivi, sembrano quasi respirare e sobbalzi ogni qualvolta un blocco di ghiaccio si stacca e, con un boato impressionante, piomba nell’acqua da decine di metri. È uno spettacolo difficile da dimenticare.
- Marinella Zonta: “Paseadores de perros in Buenos Aires”
La prima volta che ne ho visto uno ho pensato a uno strampalato amante dei cani, poi ne ho visti altri e ho capito. È un lavoro. Si fermano davanti a un portone, la donna di servizio scende e consegna il cane e così avanti, portone dopo portone, finché ci sono tutti, otto, dieci… Sono bravissimi a farsi rispettare e a mantenere la disciplina. Nessun cane del gruppo abbaia, tenta di scappare o di attaccare briga con gli altri. Se uno deve fare la pipì, gli altri fanno gli indifferenti e aspettano con pazienza. Sono dappertutto a Buenos Aires. Di solito sono bei ragazzi giovani, per lo più sono maschi, ma talvolta sono donne. Ognuno ha la propria specialità, cani grandi, cani medi, cani piccoli. C’è una grande domanda, servono, ma sembra sia anche uno status symbol della buona società. Sono i dogsitter di Buenos Aires.
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