La “Leica” è un apparecchio fotografico nato in Germania nel 1914 e, continuamente aggiornato, prodotto ininterrottamente dal 1924 ad oggi.
Macchina fotografica di eccellente qualità, ha accompagnato la storia della fotografia degli ultimi 90 anni, grazie alle sue caratteristiche di robustezza, semplicità d’uso e maneggevolezza. È nata come prototipo nel 1913, dalla fantasia e genialità di Oskar Barnak, chiamato nel 1911 a dirigere il reparto di ricerca e sviluppo della E. Leitz Optische Werke, ditta produttrice di cannocchiali e microscopi ma piuttosto modesta in campo fotografico.
Barnak, appassionato fotoamatore, per motivi di salute mal tollerava il peso dei grossi apparecchi a lastre, e sognava una fotocamera leggera e versatile, in grado di produrre negative di grande qualità. Per i tempi solo un sogno, visti i limiti delle emulsioni e delle ottiche di allora, che divenne finalmente possibile agli inizi del XX secolo grazie alle nuove strisce di pellicola cinematografica a grana fine utilizzabili con ottiche anastigmatiche perfettamente corrette. La macchina fotografica di dimensioni ridotte, capace di prestazioni pari a quelle dei grandi formati allora in uso, era finalmente realizzabile e Barnak ne definì le caratteristiche salienti: obiettivo anastigmatico di 50 mm. e area del negativo, 36×24 mm.. L’accoppiata consentiva di impressionare un piccolo negativo sufficientemente inciso da consentire l’ingrandimento dell’immagine senza perdita di qualità.
Nasceva così la “UR Leica” (acronimo di Leitz Camera), piccolo apparecchio prodotto in tre soli esemplari, composto dal contenitore della striscia di pellicola, impermeabile alla luce, da un sistema di trascinamento della pellicola, da un otturatore a tendina ed una lente anteriore diaframmabile. I tre prototipi vennero usati a lungo da Barnak stesso e dai proprietari della Leitz con ottimo successo, ma rimasero lettera morta fino al 1923, quando, alla fine della prima Guerra mondiale, il progetto venne ripreso e migliorato con sostanziali modifiche: otturatore a due tendine, con riarmo a tenuta di luce, pellicola 24×36 in un caricatore impermeabile alla luce che poteva venir cambiato ovunque, mirino di ripresa, slitta porta accessori, obiettivo fisso anastigmatico a 5 lenti.
La sistemazione dei comandi prevedeva il bottone di avanzamento della pellicola e contafotogrammi coassiale a dex. e bottone di riavvolgimento a sinistra, uno schema rimasto invariato fino ai giorni nostri. Era il 1925, e nasceva la Leica 1. Si trattava di un prodotto rivoluzionario, completamente nuovo, con un’autonomia di scatti fino allora sconosciuta e che modificava radicalmente la tecnica di ripresa fotografica, mettendo al centro del progetto le esigenze del fotografo. In tal senso la fotocamera è stata dotata da subito di numerosi accessori, realizzando il primo sistema fotografico della storia. Sistema che ha portato ad una evoluzione continua del modello base, rimasto fedele a se stesso fino ai giorni nostri. Le tappe dell’evoluzione più significative sono state le ottiche intercambiabili con passo a vite nel 1930 (Leica 1c), il telemetro accoppiato alle ottiche nel 1932 (Leica II), i tempi lenti nel 1933 (Leica III), il tempo di 1/1000 nel 1935 (Leica IIIa).
Nel 1940 è avvenuto il passaggio a un modello più grande e robusto (Leica IIIc), capostipite di una serie modificata nella meccanica ma rimasta praticamente uguale a se stessa fino al 1956, anno della scomparsa definitiva dell’anello portaottiche a vite a favore del portaottiche a baionetta, nato nel 1954 con il modello M3, primo della serie M. Con la serie M, Leica ha raggiunto i vertici qualitativi più elevati della storia della fotografia analogica, anche grazie alla celebrità dei fotografi che l’hanno adottata per le doti indiscusse di praticità, robustezza, affidabilità e qualità delle ottiche, ma, con la comparsa del digitale, ha dovuto affrontare, nel XXI secolo, la più grossa crisi dall’inizio della sua storia. Il digitale, in tumultuosa evoluzione, ha trasformato profondamente il mondo della fotografia, rendendo Leica un oggetto fuori dal tempo. La risposta dell’azienda è stata coerente con la tradizione, mettendo sul mercato nuovi modelli della serie M che, pur sostituendo la pellicola con sensori digitali, hanno mantenuto intatte il sistema di ottiche e le modalità d’uso della macchina fotografica.
Di fatto ha rinunciato a gran parte degli automatismi di ripresa, obbligando il fotografo a mantenere il controllo su tutti i parametri per calibrare e “pensare” lo scatto dall’inizio alla fine, nella piena consapevolezza di ciò che sta facendo. Una filosofia nata con la fotografia analogica, che il digitale ha relegato nell’oblio degli automatismi o nell’artificiosità della post-produzione. In conclusione una fotografia consapevole, ricercata, dove lo scatto viene “visto” ancor prima di essere catturato, dove il momento decisivo è atteso e cercato nella propria mente, e realizzato attraverso l’occhio del mirino Galileiano.
GIULIO BONIVENTO
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