E’ stata inaugurata questa sera la mostra di Donato Riccesi intitolata “Silenzi del Nord“. Mostra che rimarrà esposta presso la Sala Mostre Fenice fino al 13 marzo 2015.
La serata è stata anche l’occasione per incontrare l’autore triestino che si è descritto come un “fotografo senza flash e con poca pazienza” con una spiccata preferenza per la fotografia a colori e con un occhio di riguardo verso i grandi della fotografia italiana e la pittura in generale.
A breve realizzerà un libro fotografico su Gerusalemme. Non sulla splendida e suggestiva architettura della città, come sarebbe facile pensare vista la sua laurea in Architettura conseguita all’Università di Firenze, ma incentrandosi piuttosto sulle persone che vivono nella Città Santa.
Riccesi ha raccontato del suo viaggio tra le Orcadi e le Shetland manifestando la sua preferenza per la quieta solitudine del nord. Silenzio che ha ispirato il titolo della mostra.
“Ho sempre provato un irragionevole trasporto per il Nord. Razionalmente ho cercato un perché, ma tuttora la ragione sta nascosta da qualche parte nella mia anima e non ha trovato una precisa risposta. Avevo visitato la Scozia, le Highlands, qualche anno addietro, e ne avevo subito il fascino: quella storia, quei silenzi, quegli spazi, quelle maree atlantiche, quelle popolazioni lontane, fiere e perdenti, tuttavia mai sottomesse…
Ma le isole a Nord sono un’altra cosa. Sono differenti, più estreme, lassù in alto, ai confini del mondo. Non sono neppure Scozia, se non da un punto di vista meramente amministrativo. Le Orkney un po’ di più, le Shetland affatto. Arcipelaghi di isole e isolotti scarsamente abitati ma con una storia antichissima dove non è raro imbattersi in tracce di civiltà e manufatti che risalgono all’età del bronzo. Ma non era la storia che cercavo. Forse cercavo solo un silenzio, una luce diversa, che a giugno non si spegne mai, con una notte che dura poche ore. Un modo per guardarsi dentro, per pensare, dove la natura è aspra e fortissima, gli animali e gli uccelli infinitamente più numerosi degli umani. Quella luce mi ha conquistato e dovevo fissarla, portarmela dietro per sempre nell’archivio della memoria per il resto della vita. La pace di quei villaggi al crepuscolo è indescrivibile, paiono sospesi in un tempo indefinito; qua e là tracce del nostro tempo, dove i frammenti della contemporaneità non sovrastano le preesistenze. Benché le Shetland vivano di un’economia basata sull’estrazione del petrolio, oltre che di pesca, e al largo vi siano decine di piattaforme offshore, viaggiando lungo queste ondeggianti strade solitarie, in un paesaggio glabro e senza alberi, vedevo altre cose. Ciuffoli di lana che vagavano nell’aria anche quando le pecore non erano in vista, e il frastuono degli uccelli marini sulle scogliere… e sui cartelli stradali: Attenzione! Attraversamento lontre! (al posto dei caprioli). E antiche distillerie di whisky dove tra le volte annerite e l’odore della torba evapora “la parte degli angeli”. Silenzi immensi, anche in pieno giorno, lungo i vicoli di antichi villaggi di pescatori; e memorie di guerre lontane, passaggi di prigionieri, anche italiani, deportati nel corso dell’ultima guerra. Ho colto una pervadente armonia in quei paesaggi, attraversati durante una settimana dilatata da sembrare lunga un mese. E un senso di appartenenza misterioso: a quelle solitudini, a quei mari. Un desiderio di ritornare che sinora ho allontanato nel timore di non poter ritrovare più le sensazioni provate in quel inizio giugno di quattro anni fa.
Forse è giusto così, in quell’isola che non c’è.”
Donato RICCESI
Ringraziamo Renata Deganello e Marinella Zonta per le fotografie della serata.
Devi accedere per postare un commento.