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15° TriestePhotoFestival – Tiriamo le somme

Riprendo, e non è la prima volta, una testimonianza del giornalista Michele Smargiassi (già nostro Ospite il 27 marzo 2013) sui Festival Fotografici: «Frequento i Festival quando posso, con piacere e interesse. Ci incontro fotografi, colleghi giornalisti, critici, ne conosco di nuovi, nascono idee e progetti che non nascerebbero così su Facebook. A volte mi sembra di frequentare un gradevole caffè pieno di amici, e intuisco una certa autoreferenzialità. Ma uno spazio fisico di incontri è sempre meglio del vuoto. […] Non vedo in quale altro modo i fotografi e gli appassionati potrebbero incontrare davvero (e non leggere su uno schermo luminoso), gli autori, i critici, gli studiosi che hanno conosciuto sui libri. Facebook non basta per creare una comunità di scambi. I Festival di Fotografia servono ancora.» (testo di Michele Smargiassi tratto dal Blog FotocraziaEvoluzioni e rivoluzioni nel futuro, nel presente e nel passato del fotografico di lunedì 26 settembre 2011). I Festival sono, dunque, eventi stimolanti, fatti di attività espositive, di letture portfolio, di conversazioni con esperti e con grandi autori, di workshop, di conferenze, e di tanto altro ancora; ma sono anche opportunità d’incontro, occasioni di conversazione, momenti di crescita.

Il «15° TriestePhotoFestival», ancora una volta, ha portato a Trieste Personaggi di grande spessore, Personaggi del calibro di Vasco Ascolini, di Massimo Agus, Orietta Bay, Silvano Bicocchi, Alessandra Capodacqua, Manuela Cigliutti, Angelo Ferrillo, Enrico Genovesi e Chiara Spat, e il Pubblico ha apprezzato, con una partecipazione nutrita e convinta, il ricco programma proposto.

È stata (anche per quanti si sono impegnati nell’organizzazione) una festa, una grande e bella festa, pianificata in modo che tutti avessero la possibilità di viverla intensamente e di sentirsi parte attiva dell’avvenimento, in un clima sereno ma ricco di suggestioni.

Fulvio MERLAK

Inaugurazione della mostra “LA GRANDE MIGRAZIONE” di SONJA MARINSEK

Mercoledì 15 marzo 2017

inaugurazione della mostra “LA GRANDE MIGRAZIONE”

di SONJA MARINSEK

 

La grande migrazione è senza dubbio il più imponente spostamento
di massa che avviene ogni anno nel mondo animale. Oltre un milione e mezzo di gnu, più di duecentocinquantamila zebre e una nutrita schiera di mammiferi, seguendo il ciclo delle piogge, si spostano da un territorio all’altro in cerca di acqua e di erba verde. Un viaggio circolare, che inizia nella zona del Ngorongoro, in Tanzania, fino all’estremo nord nella zona del fiume Mara, e che poi ritorna al punto di partenza. Il parco nazionale del Serengeti, che in lingua masai significa “la pianura senza fine” e in Kenya diventa Masai Mara, è lo scenario in cui si svolge questo incredibile spettacolo.

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Sonja Marinsek si è avvicinata alla fotografia per merito del suo amore per la natura e gli animali. Condividere un attimo della loro vita, magari dopo ore di attesa, portare a casa lo scatto di quel momento, rappresenta per lei una grande gioia. Fotografa da appena quattro anni, ma di certo Sonja ricorda perfettamente, per ogni sua immagine, le emozioni percepite nel momento dello scatto, conscia dell’importanza del mezzo fotografico, e grata per le suggestioni che la fotografia le regala.

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Inaugurazione della mostra “LUCE DENTRO” di MAURIZIO COSTANZO

«Luce dentro»
Mostra di Maurizio Costanzo

con il patrocinio:

Consulta Regionale FVG

Presenti la Direttrice dell’Istituto Rittmeyer per i Ciechi dott.ssa Elena Weber. Per la Consulta Regionale delle Associazioni delle Persone con Disabilità e delle loro Famiglie del Friuli Venezia Giulia Sig. Vincenzo Zoccano.

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L’opera “Luce dentro” è l’estratto di un lavoro a lungo termine, iniziato alla fine del 2014 che l’autore sta realizzando presso l’Istituto Regionale Rittmeyer per i Ciechi di Trieste con una quindicina di pazienti di età variabile affetti da cecità o da ipovisione, a volte unite ad altre patologie.
La nostra esperienza del mondo si basa primariamente sul senso della vista e dunque possiamo solo immaginare in quale condizione si trovano immersi i pazienti. Viene da chiedersi: come si possono rappresentare fotograficamente le menomazioni della vista? Si pensa subito al bianco e nero ed è così infatti che è nato il progetto. Per questa mostra sono state scelte, invece, delle stampe a colori, poiché la frequentazione dell’Istituto ha prodotto un’evoluzione del pensiero dell’autore che ha potuto, nel tempo, arricchirsi con la positività che anima le giornate dei “ragazzi”. Positività che, nello specifico, si vuole trasmettere con l’uso del colore.
È stupefacente essere testimoni della collaborazione e dell’altruismo che i ragazzi manifestano tra loro ed inoltre, grazie al lavoro costante del personale dell’Istituto, ogni singolo individuo viene accompagnato in un processo di crescita e portato ad appropriarsi consapevolmente del suo potenziale. Le stampe collocano lo spettatore di fronte ad una vicissitudine contemporanea che lui può solo intuire e che non manca di interrogarlo sulla fragilità dell’esistenza umana.
Le fotografie, che a volte esaltano la sensazione dell’attimo fuggente, sono destinate ad una osservazione attenta e non tendono mai alla ricerca della drammatizzazione. Sono dotate di un forte contenuto emotivo ed attraenti nelle inquadrature, nei colori e nelle forme. I soggetti sono ritratti con sensibilità poiché non si vuole “ridurli a puro mezzo o semplice pretesto per oggettivare un’idea o, peggio ancora, per esercitare un’estetica” come aveva già affermato la scrittrice Susan Sontag.

Di professione geologo, dipendente della Regione FVG, Maurizio Costanzo ha lavorato quindici anni con le ONG in vari Paesi dell’America Latina ed in Africa. Predilige approfondire, nei suoi progetti fotografici, tematiche sociali. Ha partecipato a due Master Class dell’agenzia Magnum Photos, con Bruce Gilden e Patrick Zachmann. Nominato Autore dell’anno FIAF per il Friuli Venezia Giulia nel 2015 con il lavoro in b/n “Luce dentro”, ha vinto nel 2013 il secondo premio a “Trentino Immagini”, nell’ambito di “Portfolio Italia”, con l’opera “Numero Guida 45”, entrando in questo modo a far parte dei venti finalisti che si sono contesi il podio a Bibbiena. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Fotoit (sett. 2014). Nel 2011 ha vinto il primo premio al “TriestePhotoFestival” con il portfolio “In strada”. Le sue foto sono state selezionate nel progetto nazionale FIAF “Tanti per tutti” ed esposte, in due mostre collettive, a Zagabria; in una mostra personale presso il Municipio di Turriaco (GO), a Bibbiena presso il CIFA e presso il Circolo Fincantieri-Wärtsilä.

«Una serata con Davide Del Degan, regista triestino»

Delde è in primo luogo un bravo ragazzo. I genitori gli hanno insegnato che “prima si studia e poi eventualmente si rincorrono i sogni…”. Così Davide ha finito la scuola e l’università. Poi ha appeso al chiodo diploma e laurea e si è dedicato alla sua passione, la regia.

Ha iniziato come cameraman e montatore, è passato poi a ruoli di assistente alla regia e assistente di produzione per diverse produzioni cinematografiche. Dal 2000 ha studiato al Drama Acting Center a Ljubljana e ha partecipato a diversi workshop internazionali a Roma, Milano e Zagabria. Dal 2002 ha iniziato la collaborazione con molte produzioni e agenzie come regista di documentari, cortometraggi, spot e produzioni teatrali. È autore dei cortometraggi: “Favola zingara”(2009), “Il prigioniero”(2007), “Interno 9”(2004), “Habibi” (2011). “Habibi” ha ricevuto il premio della critica cinematografica Nastro d’argento 2011 a Taormina come miglior cortometraggio assoluto. Con “Interno 9” ha vinto il premio della stampa straniera Golden Globe e la nomination al David di Donatello come miglior cortometraggio.

Da anni un suo spettacolo allieta le nostre estati e il periodo natalizio. È regista infatti di “Un caffè dal barone”, spettacolo incentrato sulla figura e la vita del barone Revoltella, raccontata attraverso il dialogo tra il protagonista e un caro amico. Si svolge in una scenografia di grande suggestione, attraverso le sale del suo palazzo. Lo spettacolo questa estate ha tagliato il traguardo degli 8.000 spettatori.

Tiene, per “I mestieri del cinema”, workshop di regia organizzati dalla Cappella Underground e promossi assieme alla Friuli Venezia Giulia Film Commission.

Ad oggi il suo maggior successo è “L’ultima spiaggia”, documentario girato con Thanos Anastopoulos interamente a Trieste, che ha rappresentato l’Italia al 69° Festival di Cannes, Selezione Ufficiale, Special Screenings. C’è voluto un anno di riprese, la pazienza del dialogo e dell’incontro per consentire a Davide e Thanos di entrare a contatto con i frequentatori del Pedocin, parlarci, comprendersi reciprocamente, per poi raccontare e farsi raccontare un microcosmo che solo nella sua e nostra città può esistere.

Ma sentiremo ancora molto parlare di Davide Del Degan e questo gli auguriamo.

Marinella ZONTA