Su una cosa credo che possiamo essere tutti d’accordo: mai come quest’anno il Circolo Fincantieri-Wärtsilä ha affrontato un inizio di stagione così impegnativo. Neanche il tempo di dire “ben ritrovati amici” che ci siamo visti indaffarati nei preparativi di ben nove rassegne, allestite ed inaugurate in altrettanti spazi espositivi.
È stato il nostro contributo a quella che passerà alla storia come la più importante manifestazione fotografica mai realizzata nel nostro Paese: quel “Passione Italia” che Michele Smargiassi (giornalista de “la Repubblica”) ha delineato come “il più imponente autoritratto collettivo simultaneo che un Paese si sia mai regalato nella storia della fotografia”.
Orbene, se consideriamo che nella settimana che va dal 19 al 25 settembre ben sei Soci del Fincantieri-Wärtsilä si sono ritrovati impegnati anche nell’allestimento della megamostra nazionale di Bibbiena, penso che a buon diritto si possa ritenere che l’apporto dato dalla nostra Associazione al grande Progetto della FIAF sia stato decisamente concreto e considerevole.
Nemmeno il tempo di prender fiato e rieccoci, a metà ottobre, impegnati con i preliminari del “10° TriestePhotoFestival”, la più importante manifestazione fotografica della provincia di Trieste; un evento che quest’anno, per la prima volta, ci ha visti costretti (a causa dell’assoluta mancanza di contributi e di disponibilità logistiche) a traslocare nel comune di Muggia. Naturalmente si è trattato di una decisione tanto sofferta, quanto inevitabile. Una decisione che, personalmente, mi ha riportato indietro negli anni; mi ha ricondotto con la mente all’organizzazione del “43° Congresso Nazionale FIAF” (25 / 28 aprile 1991), un Congresso fortemente voluto dal nostro Circolo, ma organizzato (con la collaborazione del Circolo Fotografico Castrum e del Circolo Fotografico Isontino) a Grado, in provincia di Gorizia, per gli stessi, identici motivi: assoluta mancanza di contributi e totale carenza (a prezzi… sostenibili) di spazi espositivi e congressuali. Sono passati vent’anni da allora, eppure… Ma non è in questa sede che vanno individuati i responsabili.
Peraltro, quasi certamente si tratta di una nostra mancanza. Probabilmente siamo noi che non siamo capaci di riconoscere i giusti canali per far capire a chi di dovere che a Trieste, da tanti, troppi anni, sul versante della fotografia siamo fra gli ultimi della classe. E dire che, nel merito, la nostra Città possiede una tradizione che pochi altri centri possono vantare. Ma tant’è, ormai è inutile piangere sul latte versato; speriamo che il futuro ci riserbi qualche piacevole sorpresa. Nel frattempo, noi possiamo ostentare di aver portato anche quest’anno in provincia di Trieste (con le nostre sole forze) alcuni personaggi della fotografia italiana di grande spessore, personaggi del calibro di Denis Curti, Claudio Marra, Federica Muzzarelli e Joe Oppedisano.
Il “Premio Città di Trieste al Reportage” è andato a Giovanni Marrozzini (che segue, nell’Albo d’Oro del Premio i nomi di Francesco Cito, Gianni Berengo Gardin, Ferdinando Scianna, Letizia Battaglia, Francesco Zizola, Uliano Lucas e Romano Cagnoni). E proprio Giovanni, con la sua tappa triestina del progetto fotografico “ITAca – Storie d’Italia”, è stato il fulcro attorno al quale ha girato la complessa macchina organizzativa del “10° TriestePhotoFestival”. Una bella esperienza che ha certamente arricchito tutti i partecipanti.
Così mentre nella splendida cornice di Porto San Rocco, gli appassionati hanno avuto la possibilità di gustare le tante variegate fasi della manifestazione, a Trieste, presso la Sede del Circolo, il “drappello” di volonterosi guidato da Marrozzini ha potuto impadronirsi delle regole che stanno alla base della “fabbricazione” di un progetto fotografico. Ma non è finita, perché alla fine di novembre (dal 25 al 27) ci attendeva un altro appuntamento di grosso richiamo: il workshop con Antonio Manta. Ed è stato, ancora una volta, un successo. Antonio (ma la stessa considerazione vale anche per Giovanni Marrozzini) è un gran personaggio. Lui è, prima di ogni altra cosa, un uomo dai sani principi, un uomo che crede fermamente nei valori della solidarietà e del rispetto verso il prossimo.
Dopodichè è anche un grande professionista, un uomo che non millanta alcunché; uno che “sa” e che è sempre disponibile a trasmettere le sue conoscenze agli altri. Con personaggi come Antonio e Giovanni, anche gli ostacoli di ordine organizzativo, anche la fatica fisica e mentale, passano in secondo piano.
Ed è piacevole poter affermare che siamo già pronti per un’altra sfida e per un’altra avventura.
Fulvio MERLAK
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