Mercoledì 27 marzo 2013
“Un’autentica bugia. La fotografia, il vero, il falso” è una divertente e acuta digressione sui temi del vero e del falso nella fotografia, nata sulla scia delle accese discussioni intorno al digitale e alla sua estrema manipolabilità. Smargiassi tenta di dimostrare che la “rivoluzione digitale”, almeno in termini di rovesciamento del dogma referenziale della fotografia, della sua assunzione di veridicità, non esiste, perché quel dogma è stato sfidato con successo più volte anche nel secolo e mezzo della fotografia analogica.
Con una serie di esempi e tanti gustosi aneddoti, Smargiassi ci spiega “come” la fotografia abbia saputo mentire nella storia (in modo volontario e involontario), come la catena di decisioni umane e “inconscio-tecnologiche” che produce un’immagine implichi inevitabilmente un’alterazione della realtà percepita. Infine, affronta il “perché” l’immagine fotografica sia stata costretta o tentata di mentire.
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Sono nato prevalentemente nel forlivese (a Dovadola, sull’Appennino, perché lì c’era l’ospedale: ma considero mio paese natale quello in cui sono vissuto fino a otto anni, Rocca San Casciano, qualche chilometro più in su), nel secolo scorso e pure verso la metà (l’8 ottobre del 1957).
Lavoro a Bologna dove con mia grande sorpresa faccio il giornalista. Che era poi il mio sogno da bambino: mentre adesso che sono giornalista, a volte di mestiere vorrei fare il bambino.
Il mio babbo Alberto, cancelliere di pretura, possedeva una Voigtländer con mirino a traguardo che mi lasciava usare con cautela, ed era forse l’unico in paese ad avere anche una cinepresa 8 millimetri: da lui ho avuto il gusto di “guardare le figure”.
La mia mamma Miranda, insegnante di scuola media, non ha mai lasciato gli scaffali di casa vuoti di libri: da lei ho avuto il gusto di “leggere le storie”. A Modena, la mia nuova città, ho fatto pian piano sposare queste due vocazioni.
Mi sono laureato in Storia contemporanea all’Università di Bologna con una tesi sulle trasformazioni urbanistiche di Modena a cavallo del Novecento, viste attraverso l’occhio della cartolina illustrata.
Mi piace ancora, più di ogni altra cosa, guardare le figure, amo la storia e la cultura dell’immagine ma quando tocca a me riesco solo a fotografare i miei familiari davanti a paesaggi da cartolina.
Dal 1982 faccio il giornalista, prima a l’Unità, poi dal 1989 a la Repubblica. Mi occupo di società, cultura e, se proprio devo, anche di politica. Penso che un buon giornalista non sia uno scrittore ma uno scrivente; tento di non essere uno scrivano, spero di non diventare mai uno scribacchino.
Oltre a testi per mostre, cataloghi, riviste e volumi collettivi, ho scritto i libri:
- Un’autentica bugia. La fotografia, il vero, il falso (Contrasto, 2009);
- Donne di questo mondo con Uliano Lucas (Diabasis 2003);
- Lo specchio d’inchiostro con Ghigo Roli (Artioli 1999);
- Italiani a tavola con Uliano Lucas e Guido Vergani (Mazzotta 2003);
- La famiglia foto-genica per gli Annali della Storia d’Italia (Einaudi 2004).
È uscito nel 2011 presso Dalai Editore il mio ultimo libro, Ora che ci penso. La storia dimenticata delle cose quotidiane (2011).
Faccio parte del Comitato Scientifico del Centro Italiano delle Fotografia d’Autore di Bibbiena.
Sono sposato, ho due figli ai quali ho regalato la mia prima macchinetta digitale quando mi sono accorto che non mi veniva più voglia di fotografare. Al termine di una pausa terapeutica durata tre anni, sono di nuovo proprietario di una fotocamera, digitale, scelta tra quelle che mi consentivano di sbagliare le mie foto, invece di scattare perfettamente le loro.
Michele SMARGIASSI (dal Blog “Fotocrazia”)
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